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Riciclando il titolo di un capolavoro del cinema, c’era una volta in Palmira, vi parliamo della zona archeologica contenente tutti i resti dell’antica città, è agli onori delle cronache non perchè Patrimonio dell’Umanità (UNESCO), non per qualche antico muro caduto per l’incuria, ma per qualcosa di più grave, la zona archeologica è situato in Siria, una stato che da 4 anni sopravvive ad una guerra civile, in data 21 maggio di quest’anno l’offensiva delle truppe dello Stato Islamico (Isis) ha costretto la ritirata dell’esercito siriano e con se l’abbandono della zona e dei civili.
Da allora le notizie sono sempre negative, i miliziani islamisti come hanno già precedentemente fatto nelle conquiste di altre città in Siria e in Iraq non hanno risparmiato i preziosi reperti archeologici, devastando i siti e i musei, solo per una stupida idea, che tutte le divinità rappresentate che siano antiche o moderne appartengono al diavolo e devono essere distrutte, per questo Palmira è in continuo stato di demolizione; Nella lista demolizione sono finite tutte le opere d’arte presenti nel museo, gli antichi templi e via dicendo, non viene risparmiato l’antico teatro in cui vengono eseguite sentenze di morte con la popolazione costretta ad assistere, ultima l'uccisione barbara nei confronti di Khaled Asaad, ex direttore e custode di quei beni per ben 50 anni, colpevole di aver nascosto centinaia di statue prima dell’arrivo degli integralisti islamici.
Non sono qui a piangere un sito archeologico di importanza mondiale distrutto, ma voglio mostralo come esempio del popolo siriano che assomiglia a Palmira, tutti preoccupati ma in fondo abbandonati al loro triste destino, la distruzione di questo sito è la netta cancellazione della storia del passato di un grande popolo che ormai è in diaspora dalla propria terra in fuga verso la pace, mentre per chi rimane la situazione è ben peggiore, la scelta di vivere sotto il regime di Assad o sotto quello islamico, a dir poco migliore la prima scelta.
Ricordiamo come fu Palmira e di come non lo è più, tramite il reportage di Tiberio Frascari, che ci racconta che queste foto le scattò nel dicembre 2010, dove si accorse che qualcosa avrebbe sconvolto il paese, e da li a poco sarebbe appunto successo.
Buona visione.
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Tiberio Frascari, bolognese e gran appassionato di fotografia, se volete vedere ulteriori immagini visitate l'album Palmyra (Syria), inoltre potete visitare la sua pagina di Flickr!
Un grazie ancora a Tiberio per averci permesso l'utilizzo del suo materiale.
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