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sabato 10 ottobre 2015

Il Ragazzo della Via Gluck

Questo post fa parte della rubrica Best Videoclip, ovvero un viaggio attraverso i migliori videoclip musicali nella storia della musica.

21° Puntata

Iniziamo la puntata di questa settimana, con questa domanda, ma in Italia a metà anni 60, i video musicali come vanno? Vanno molto male, sì perché con la sparizione dello Scopitone ed il Videojukebox non vi è più interesse, altro motivo è che l’unica tv italiana ovvero Rai1 ha sdoganato il pop di allora, perciò gli artisti più amati dai giovani hanno un buon numero di programmi e spazi video di qualche anno prima, basti pensare al Festival di Sanremo, Cantagiro, Canzonissima e tutti i programmi del sabato sera che ospitavano un gran numero di artisti musicali, perciò non ce n’era bisogno, ma non del tutto.
Come nel caso di questa canzone, come avrete già letto nel titolo di chi stiamo parlando, non ha bisogno di molte presentazioni, eppure all'epoca quando questo 45 giri uscì non fu un successo per così dire alla Celentano, presentato al Festival di Sanremo del 1966 viene eliminato alla prima serata, ma come molti altri episodi di canzoni non comprese subito ma che con il tempo diventano dei veri e propri must, il brano è un mix intelligente e poetico di biografia, contestazione e ambientalismo, se la contestazione o musica di protesta è propria di quel periodo, non si può dire lo stesso per i temi ambientali, ma guardando bene quel periodo fu in qualche modo ricco di una consapevolezza maggiore da parte di vari artisti sul tema dell'ambiente, il "Boom Economico" era iniziato da diversi anni e i suoi effetti erano ormai ben visibili, (Ricordiamo sul tema il bellissimo “Lo Chiameremo Andrea” di Vittorio De Sica con Nino Manfredi, sempre di quegli anni), questa spinta politico/ambientalista ebbe degli effetti positivi? Purtroppo no, perché la Milano, citata nel brano, che conosciamo è figlia di quella follia edilizia di quel periodo, ed il brano è divenuto il rappresentante di una Milano che non c’è più.


Celentano da sempre convinto ambientalista, non disdegna di parlare di sè, infatti il brano contiene molto di autobiografico del cantante, la Via Gluck non è una via di Milano scelta a caso, ma bensì dove Celentano visse da bambino con la famiglia emigrata da Foggia negli anni 30, la via fa parte del quartiere Greco nell'area nord-orientale della città, ed ora appartenente alla Zona 2 di Milano. ricordiamo che questo classico è scritto a quattro mani da Luciano Beretta e Michele Del Prete, musicata poi da Celentano, oltre ad essere una delle sue canzoni più conosciute ha conosciuto un successo anche fuori dai confini italiani, Françoise Hardy con il titolo di “La Maison Où J'ai Grandi” divenne un successo in Francia.









"Non so no so perché continuano
A costruire le case
E non lasciano l'erba,
Non lasciano l'erba"

Del video esistono due versioni, la prima in bianco e nero, mostra Celentano che cammina cantando per il quartiere, direte semplice, eppure no perché lo possiamo considerare un racconto visivo di un mondo che non c’è più, nessun studio e nessuna coreografia ma semplicemente realismo, il cantante nella sua realtà, se lui ricorda gli anni di quando era bambino e di quelli in cui è cresciuta, monta in lui una nostalgia di quello che fu, che pesa maggiormente nel vedere il luogo dove è cresciuto devastato dal cemento, se era così per lui 49 anni fa, pensate a vederla adesso, (Mi dispiace mostrarvi questa versione di pessima qualità visiva ma un video migliore è stato oscurato da Youtube per problemi di copyright con la Rai).


La seconda versione è più d’autore, questa versione a colori, vede Celentano ritornare sul luogo a lui caro, e documentare con una cinepresa la Via Gluck, o quello che rimane di quei ricordi, vediamo così il cortile ed il palazzo dove visse, di questo video non ho la data precisa ma non è di molto posteriore all'uscita del brano, seppur la differenza fra i due è minima vale la pena di guardarli entrambi, non solo perché sono video di un grande classico di Celentano e di tutta la musica italiana , ma guardarli come documento storico, non bisogna per forza essere di Milano per accorgersi che la nostra terra è stato soppiantata dal cemento.


Bonus:
La versione francese del brano di Celentano cantata da Françoise Hardy con il titolo di “La Maison Où J'ai Grandi”.


Giorgio Gaber dopo averne fatto una cover, realizza un'altra cover ma questa volta in versione umoristica, con il titolo di "La Risposta al Ragazzo della Via Gluck".


⇐ Puntata precedente:
     A Taste of Honey

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