Per la rubrica: "Secondo la Mia Molesta Opinione" vi parlerò de "Il Nome del Figlio".
Quando vado al cinema a vedere un film di Francesca Archibugi, vado ad occhi chiusi, si però in sala lì apro! Vado ad occhi chiusi
perché l’Archibugi per me è una sicurezza, un assegno circolare del cinema
italiano, non ti deluderà mai!
“Il Nome del Figlio” non fa eccezione alla regola, anche se partiva con
un handicap perché si tratta di un remake di un film francese del 2012: “Cena
tra Amici” in Italia, “Le Prenom” in patria, basato su una pièce teatrale
scritta dagli stessi registi del film, mi ricordo quando andai a vederlo
eravamo in due, intendo non in sala ma in tutt’Italia, difatti il film fu un
flop anche se era stato pubblicizzato ingannevolmente come il film degli stessi
produttori del successo di “Quasi Amici”, ma ovviamente era una fregatura, il
film come stile era completamente diverso, molto simile ad “La Cena dei
Cretini”, ed in questo l’Archibugi si doveva confrontare su un già visto.
Il film si sviluppa su due binari: il primo ovvero la trama
superficiale che ovviamente rimane fedele all’originale, è qui che la bravura
dell’Archibugi nell’adattare allo stile italiano la trama dell’originale a fare
la differenza, che se copiato ed incollato, anche con un buon cast, sarebbe
stato un errore, in breve un gruppo di amici composta dalla coppia padrona di
casa Sandro e Betta (Lo Cascio & Golino) invitano il fratello di lei Paolo
(Gassman), la sua giovane compagna Simona (Ramazzotti) e l’amico Claudio
(Papaleo) per una cena, una di quelle cene organizzate per tenersi in contatto e
per non perdersi di vista, ma sarebbe stata una semplice cena se non vi fosse la
scossa che provocherà il terremoto nei rapporti fra i protagonisti, ovvero la sorpresa
che Paolo vuole fare alla compagnia
ovvero svelare il nome del figlio che sta aspettando da Simona, e infatti il
nome non è uno qualsiasi ma è uno di quelli da portare il cataclisma in un
gruppo di amici già alle prese con il loro vuoto, fatto anche di bugie e vecchi
rancori covati troppo a lungo e di parole mai dette.
Il secondo binario si svolge all’interno dei personaggi che costruiti
molto bene ed adattati a rappresentare gli archetipi di italiani, mentre
nell’originale il film risultava essere troppo ingessato, chiuso dentro se
stesso, in Francia hanno la bravura nel scrivere bellissime pièce teatrali ma non
hanno la stessa bravura nel portarle sul grande schermo, non riescono a
distaccarsi dallo schema teatrale ed il film a volte risulta troppo distante e
lontano per il pubblico, il lavoro del cast è stato quello di immergersi nel personaggio
leggermente, risultando attuali, il film non ci parla di cose lontane ed
astratte ma della normalità del vivere, inoltre trova respiro con scene sui figli
di Sandro e Betta che sono intenti a seguire le vicende della cena tramite un
piccolo drone telecomandato, o i flashback dei protagonisti nelle loro estati
negli anni 70 passate tutti insieme nella villa di famiglia al mare, questi
tagli dosati portano respiro al film che senza risulterebbe essere troppo
claustrofobico, sbaglio fatto dall’originale.
Non possiamo assolutamente dimenticare la critica che si
trova nella sottotrama, ovviamente lungi dall’essere un film politico, possiamo
trovarci una critica molto buona al ruolo della sinistra politica in Italia e
soprattutto a come è divenuta l’antagonista di se stessa, ed è morta dopo anni
di dolorosa agonia, ovvero “Come cazzo ci siamo trovati Renzi al governo!?” o
giù di lì.
Da ricordare l’ottima interpretazione di Alessandro Gassman,
che realizza in questa la sua migliore interpretazione, e la sempre buona
conferma di un’attrice come Micaela Ramazzoti.
Conclusione: Il film è la giusta risposta alla domanda: se è
ancora possibile fare un film di qualità in Italia, ebbene sì, sì può fare un
film di qualità senza dover rinunciare alla leggerezza e non essere per forza
pesanti o dover giudicare, non è l’unico film che c’entra l’obiettivo ma è uno
di quelli che si fa amare maggiormente.
Buona visione!
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