A marzo sono passati ben quattro
anni dall’inizio del conflitto, tutto inizia il 6 marzo del 2011 a Dar’a dove
un gruppo di ragazzi scrive sul muro “Il popolo vuole rovesciare il regime”, “È
il tuo turno, dottore” (Messaggio rivolto ad Assad, laureato in oftalmologia)
definiamolo come una ragazzata, ma non per la polizia di quello che era e
rimane un regime, anche se noi in Europa preferiamo sorvolare quando sono
nostri patner commerciali e militari! Il giorno dopo difatti la polizia riempie
la scuola e finisce per prelevare casa per casa i ragazzi colpevoli a loro dire
della bravata.
In tutta la Siria non sono i soli
prima ad essere trattenuti dalla polizia, per poi sparire senza dare più
notizie alle famiglie, tante altre famiglie sono senza notizie dei propri cari.
Dal mese di gennaio anche in Siria arrivano le immagini di quella che a
posteriori fu chiamata “Primavera Araba” provenire dalla Tunisia all’Egitto, a
seguito del rapimento dei ragazzi da parte della polizia e la crisi economica
per la prima volta dopo molti anni il 15 maggio le piazze si riempiono di
persone che manifestano pacificamente, ma le proteste vengono soppresse con
violenza, la situazione precipita così velocemente, nel nord gruppi di persone
assaltano le caserme e nell’esercito i soldati per non dover eseguire l’ordine
di sparare sulla folla, disertano e si uniscono ai manifestanti.
Il 29 luglio un gruppo di
ufficiali disertori, formano FSA (Free Syrian Army) l’Esercito Libero Siriano e
scoppia la guerra civile, i ribelli trovano l’aiuto da paesi arabi, ricevendo
armi, di tutta risposta il regime inizia l’uso di una forza sempre maggiore,
tentando l’assedio della città di Homs divenuta capitale della rivolta, nel
luglio del 2012 gli scontri arrivano fino alla capitale di Damasco.
Nel FSA senza un aiuto logistico
esterno e senza una grande guida si verifica un lento disgregarsi di forze,
nascono bande autonome che tentano di dividersi i territori non più sotto il
controllo del regime, una di queste è il "Fronte al Nusra" formato nel gennaio
2012, con una forte componente di combattenti iracheni e divenendo il
rappresentante di al Qaida, contro il consenso degli Stati Uniti che
inseriscono il gruppo nell’elenco dei gruppi terroristici, l’FSA si allea con
loro contro il regime, scelta errata che portò al Nusra a divenire il punto di
riferimento contro il regime.
Nel 2013 la forza del FSA sembra
giunta alla fine, sfiancata dalle lotte di leadership e dal vecchio alleato che
si è trasformato in ISIS il regime siriano sembra avere la meglio, la
situazione ad oggi vede il paese diviso in tre, il regime che ha mantenuto
circa metà della Siria con la capitale Damasco, l’Isis che ne controlla l’altra
metà con la sua capitale Raqqa e la maggior parte delle installazioni
petrolifere del paese, che ne garantiscono delle entrate importanti; L’FSA
controlla una piccola parte nel nord-ovest della Siria.
La situazione è da circa 2 anni
in stallo, nel settembre del 2014 una coalizione internazionale guidata da
Stati Uniti e Francia attacca tramite bombardamenti l’ISIS in Siria e in Iraq,
non con grandi risultati dato la mancata presenza di un esercito, ma ha determinato la fermata della sua avanzata, in Iraq ha anche appoggiato l’esercito regolare
iracheno e le milizie curde con ottimi risultati sul campo visto
l’indietreggiamento dell’avversario, ma in Siria la situazione è più complicata
e nessun gruppo di ribelli sembra godere la giusta affidabilità per gli Usa che
tramite il segretario di Stato John Kerry ha dichiarato che gli Usa intendono a
questo punto di totale stallo della situazione a trattare con Assad per trovare
una soluzione alla guerra, già successo con l’aiuto di Russia nel tentativo di
impedire l’utilizzo da parte del regime di armi chimiche poi cedute per la
distruzione, anche se è difficile dire che non ne sia provvista in magazzino.
Unici al momento sono le milizie
curde che dopo aver liberato dal regime siriano la città di Kobane e parte del
nord della Siria è riuscita nella titanica impresa, senza l’aiuto della
coalizione Usa e contro l’aiuto offerto di nascosto dalla Turchia agli
avversari, di resistere alla potente avanzata dell’esercito ISIS, costringendolo
a grosse perdite di uomini e materiali.
Da tempo è possibile imbattersi
nell’account Twitter @HowManySyrians o “How Many More?” che da tempo twitta i
nomi delle persone morte durante i quattro anni di conflitto in Siria, e nel
giro di pochi giorni è arrivata ad identificarne 100mila, ogni mezzo minuto un
nuovo nome viene twittato, ovviamente è un impresa ardua, i nomi sono ottenuti dal “Violation Documentation Center in Syria” (VDC), gruppo
indipendente che si occupa di monitorare le violazioni dei diritti umani in
Siria, e li confronta con “l’Osservatorio Siriano per i Diritti Umani”,
un’associazione pro-ribelli che opera dal Regno Unito, ma sempre secondo
l’Osservatorio Siriano le 100mila morti sono numeri molto più bassi della realtà,
la cifra potrebbe essere superiore alle 200mila morti.
I creatori dell’account mercoledì
11 marzo si sono presentati davanti alla Casa Bianca leggendo i nomi a voce alta. È impossibile farsi così
un’idea della grandezza della sciagura siriana ma è un modo social per portare
i riflettori del dramma siriano anche a chi spesso non si imbatte nei mezzi
d’informazione per ignoranza o per disinteresse.
How many Syrians must continue to die because of the world's hypocrisy? #HowManyMore?
— How Many More? (@HowManySyrians) 14 Marzo 2015
Gli Oh!Rizzonti! Nel loro piccolo auspicano sempre una possibilità che il conflitto possa trovare dopo quattro lunghi anni, una via per la Pace, ma ci rendiamo conto che il cammino sarà ancora lungo e difficile.
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