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lunedì 26 maggio 2008

Bugie Sull'Iran

Articolo preso dal sito di Peacereporter.

Gli Usa accusano l'Iran di armare i miliziani sciiti, ma poi le prove non vengono esibite
Fin da prima del suo inizio, la guerra in Iraq si è combattuta anche sui grandi media occidentali che, più o meno colpevolmente, hanno dato risalto alle notizie confortanti per la Coalizione a guida Usa e omesso tanti dettagli scomodi. Da qualche anno, inoltre, la guerra in Iraq si combatte anche pensando all'Iran, contro il quale sono già stati preparati diversi piani di attacco. Sul fronte dell'informazione si è tentato di preparare il terreno per un nuovo ipotetico conflitto, martellando l'opinione pubblica con le accuse al regime di Teheran. La principale imputazione, lanciata a più riprese dagli ufficiali delle forze armate Usa, è stata quella secondo cui i miliziani sciiti ricevono armi, finanziamenti e formazione dal regime degli ayatollah, allo scopo di destabilizzare il paese. Recentemente, però, la campagna di accuse all'Iran ha subito due duri colpi.
Alla fine di aprile, il generale David Petraeus, al comando delle truppe Usa in Iraq, annunciava la prossima divulgazione di un dossier sull'ingerenza iraniana nel paese. Secondo le indiscrezioni filtrate più o meno intenzionalmente, il rapporto conteneva fotografie delle armi made in Iran, mortai, razzi ed esplosivi, tra cui si diceva ve ne fossero alcuni con data di fabbricazione 2008. Inoltre il documento conteneva verbali di interrogatori a miliziani sciiti che ammettevano di avere ricevuto addestramento in una base non lontana da Teheran, gestita dall'Hezbollah. Sembrava insomma che l'amministrazione Bush stesse per fornire elementi di prova inequivocabili, a dimostrazione delle proprie teorie che, è bene ricordarlo, puntano a fare accettare al Congresso Usa l'idea che un conflitto con l'Iran sia inevitabile. Il documento è stato consegnato alle autorità irachene le quali, dopo averlo analizzato, avrebbero dovuto renderlo pubblico. Pochi giorni dopo, il 3 maggio, il generale Raied Shaker, un comandante dell'esercito iracheno della zona di Kerbala, annunciava la scoperta di un grosso arsenale di armi di provenienza iraniana nella città santa sciita. Petraeus non si lasciò scappare quello che pareva un assist per ricarare la dose contro Teheran, e annunciò lo scoop ai media: verranno mostrate le armi che l'Iran manda ai miliziani sciiti iracheni e poi verranno distrutte.
Le cose però non sono andate come Petraeus si aspettava. Il 4 maggio, la delegazione mandata in Iran dal premier iracheno Al Maliki tornava a Baghdad e, poco dopo, il portavoce del premier Ali al Dabbagh dichiarava alla stampa la formazione di una commissione di indagine per verificare le accuse statunitensi. Un altro consigliere di Al Maliki, Haider Abadi, spiegava che il governo iraniano aveva mostrato delle prove a discarico, e che pertanto l'inchiesta era necessaria: “Vogliamo informazioni tangibili, non basate su speculazioni” concludeva Dabbagh. Da allora la pubblicazione del rapporto di Petraeus è stata più volte rimandata. Altre fonti militari, sostengono che il dossier non viene pubblicato perché il governo iracheno ne starebbe facendo un uso diplomatico, per spingere Teheran a fermare il flusso di armi verso i miliziani sciiti. Rimaneva aperto il caso delle armi made in Iran scoperte a Kerbala, ma anche qui gli ufficiali statunitensi hanno dovuto fare marcia indietro. Pare infatti che una delegazione di esperti si sia recata a Kerbala per prendere visione delle armi sequestrate e non abbia trovato nulla che potesse essere collegato all'Iran. Nel corso dell'ultimo anno, Kerbala è stata teatro di grandi scontri tra gli eserciti Usa e iracheno, contro i miliziani sciiti dell'esercito del Mahdi, quelli che secondo le accuse statunitensi sarebbero armati dall'Iran. Le armi scoperte appartenevano quasi certamente a loro. Nell'arsenale scoperto gli esperti Usa hanno trovato 800 razzi Rpg e 570 ordigni esplosivi, di quelli che vengono fatti esplodere a margine delle strade. Lo stesso tipo di armi trovate anche negli arsenali delle milizie sunnite di Al Qaeda. Non solo, secondo le dichiarazioni del generale iracheno Shaker, tra le armi scoperte c'erano anche 150 delle cosiddette Efp (Explosively formed penterators), bombe capaci di perforare le armature dei tank, che da oltre un anno gli Usa sostengono essere di fabbricazione iraniana. Anche quelle, però, dopo le analisi degli esperti Usa, si sono rivelate di costruzione irachena. Queste scoperte lasciano pensare che i miliziani attivi in Iraq, sia gli sciiti che i sunniti, si riforniscano di armi sullo stesso mercato nero, e che le armi di provenienza iraniana ci siano, ma siano solo una minima parte di quelle a disposizione dell'esercito del Mahdi. Il 7 maggio, il generale Kevin Bergner avrebbe dovuto mostrare alla stampa gli armamenti sequestrati a Karbala, ma l'esibizione è stata annullata. Al suo posto una conferenza stampa in cui, stando al resoconto di Tina Susman per il blog del Los Angeles Times -l'unico grande quotidiano a riportare la notizia, o meglio, la mancata notizia- “c'è stata una interessante assenza in tutto il discorso di Bergner: non ha pronunciato nemmeno una volta la parola Iran

1 commento:

Anonimo ha detto...

Ho una senzazione di dejavu

Saluti