Questo post fa parte della rubrica Video Music Trash, ovvero un viaggio attraverso i peggiori video musicali nella storia della musica.
2° PUNTATA
Oggi trattiamo un argomento triste, cosa può accomunare il lavoro minorile e delle persone di colore, in questo caso qualcuno dovrebbe darci una spiegazione o forse è troppo tardi, stiamo parlando dei Les Surfs, ai più non dicono nulla, ma in Italia sono stati più celebri dello sconosciuto Bobby Vee (Protagonista della primissima puntata), sono stati la risposta “europea” ai Jackson 5 ed hanno avuto un periodo di successo nel corso degli anni 60.
I Les Surfs era una band vocale composta da bambini, tutti 6 fratelli della famiglia Rabaraona di origini malgascie, ovvero il Madagascar, ex colonia che nel 1960 ha ottenuto l’indipendenza dalla Francia; I 6 sono Coco, Pat, Rocky, Dave, Monique e Nicole, le due ragazze sono le voci soliste, la band inizia a partecipare in Francia a vari concorsi, presentando brani dei “The Platters” a cui musicalmente sono più affini, il successo arriva nel 1963 quando arriva il primo contratto importante, questi ragazzini ottengono un grande successo soprattutto per via della lingua in Francia, ma sono conosciuti anche da noi in Italia, dove nel corso degli anni 60, partecipando a 3 edizioni consecutive del Festival di Sanremo, nel 1965, 66 e 67 dove con “Quando Dico che Ti Amo” in coppia con Annarita Spinaci si classificano al 2° posto. Nel corso del decennio si fanno conoscere in tutto il mondo, interpretato numerose cover in diverse lingue, sono conosciuti in Germania, Francia e America.
Nel 1971 quando la popolarità scende e la moda del Ye-Ye termina la band si scioglie, ed i vari membri si perdono per il mondo, alcuni di loro emigreranno in America, soprattutto Canada dove prenderanno strade diverse, tutt’ora le due soliste e principali cantanti del gruppo, Monique e Nicole sono morte lasciando gli altri 4 membri, di cui uno solo a “resuscitato” il gruppo con il nome di “Les Surfs 2008” ma solo per una tour in Francia nel 2008.
Se il titolo della rubrica può farvi trarre in inganno, parliamo di una bella canzone, perché in questa rubrica non trattiamo come fattore principale una brutta canzone, anzi tutt’altro, e questo è uno di questi casi in cui il video non va al pari passo con una canzone, difatti “Si J’Avais un Marteau” è una cover della più famosa “If I Had a Hammer” che ha una storia molto curiosa.
E’ un brano del cantautore folk americano Peter Seeger che la compone nel 1949, ma la depositerà con copyright solo nel 1958, nonostante sia così “vecchia” trova nuova linfa con molte cover nel corso dei decenni successivi, data la versatilità può essere suonata a ritmo del Surf Rock (In voga negli anni 60, stile Beach Boys) o come Country Rock, ed è anche per questo motivo che diviene una delle prime canzoni di protesta e di contestazione della discriminazione razziale negli anni 60 in Usa, raggiungendo l’apice con l’esecuzione durante la marcia pacifica a Washington D.C. nel 1963 la stessa in cui Martin Luther King pronunciò il suo discorso più famoso: “I Have a Dream”.
Di questo brano che è divenuto uno dei singoli più venduti al mondo, non si contano le cover e le versioni, in ogni salsa e genere musicale, in Italia è stata proposta con grande successo da Rita Pavone con il titolo di… Provate ad indovinare?... Ma sì che la conoscete… “Datemi un Martello”, da aggiungere che nelle varie nazioni e traduzioni il brano, in cui il protagonista si chiede cosa farebbe se avesse un martello fra le mani, si viene a perdere gran parte della forza del brano divenendo semplicemente un buon brano pop.
Ed ora parliamo del video, preciso subito col dire che il video non è brutto, non è trash, magari a prima vista può non avere niente da dire, un semplice video anni 60, ma perché farlo entrare in una rubrica per video trash? Perché questo video subisce quello che semplicemente è anacronistico (Il termine viene usato anche per indicare fatti o realtà che, pur collocati in un certo contesto cronologico, appaiono superati poiché ormai considerati retaggio, appunto anacronistico, di un'epoca passata), il video non regge al passare del tempo, non per la qualità video (Che è quella che uccide molti video se non anche film), ma per la qualità descrittiva del video, che mostra in maniera molto ingenua dei ragazzi di colore costruire una casa, sì in maniera semplice ed ingenua, ma è proprio questo che rende il video alquanto strano, quasi fosse un vecchio documentario RAI sulla condizione del lavoro minorile, che all'epoca da noi è sempre stato molto diffuso.
Ed ora come ora rende tutto molto triste vedere questi ragazzi sorridenti in mezzo ad un cantiere, che normalmente al giorno d’oggi ospita magari immigrati ma soprattutto i nostri amati Magùtt! (Muratore bergamasco, molto conosciuto nel nord d’Italia), ma i ragazzi non ne hanno colpa e magari neanche il regista (Se c’è), ma dico io, già si distrugge una canzone di protesta, inoltre si fa un video che sembra un documentario sul lavoro minorile, non si poteva trovare altro contesto?
"Questo è il coraggio del martello
È la campana della libertà
Ma la canzone è per mio padre
Mia madre, i miei fratelli e sorelle"
SCHEDA TECNICA:
TITOLO: Si J’Avais un Marteau
ARTISTA: Les Surfs
ANNO: 1963
GENERE MUSICALE: Pop, Ye-Ye
GENERE: Scopitone
MOTIVAZIONE: Anacronistico
NOTE: Ufficiale, Colore, 2:56
BONUS:
Non potevamo non farvi ascoltare, quella che secondo noi è il capolavoro, la versione italiana, cantata da Rita Pavone con il titolo "Datemi un Martello" nel 1964. Buon ascolto!
⇐ Puntata precedente:
The Night Has a Thousand Eyes
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